Ripartiamo dai primi
passi, percorsi, come ricordiamo, nel sottoscala dell’ENAL che, con l’arrivo
dei nuovi appassionati e con l’aumento dell’attività era diventato
alquanto stretto e, peraltro, lo stesso direttore dell’Ente, aveva preavvisato
che quella sistemazione sarebbe stata temporanea. Ad ogni modo, visto il
successo dell’iniziativa, di cui era chiaramente soddisfatto, si premurò
di reperire ospitalità al Circolo presso il Dopolavoro F.S.E., affiliato
all’ENAL, senza alcun onere oltre a quello di un piccolo contributo al
custode per le pulizie.
I locali del Dopolavoro
erano costituiti da tre ampi saloni, oltre ad ingresso e servizi, evidentemente
di capienza superiore alle necessità del Cral che vedeva la frequentazione
di non più d’una ventina di ferrovieri per i giochi di carte e,
pertanto, non ci fu difficoltà ad avere assegnata una stanza con
balcone che si affacciava all’inizio del Viale Stazione.
Nel frattempo, trasferitosi
a Roma per gli studi Claudio Santoro, uno dei fondatori nonché valido
giocatore, nei vari tornei primeggiavano, con alternanza di risultati,
gli altri due pionieri: Massimo Borgia ed Alberto Bernabei. Era prevedibile
che tra i due ci fosse una certa rivalità che, se dal punto di vista
tecnico era improntata alla massima sportività (data anche la natura
del gioco che non poteva dare adito a contestazioni), spesso infiammava
le riunioni del direttivo perché entrambi volevano imporre le loro
idee ed iniziative. Non era sempre facile per il paziente avv. Luigi Graziuso
(incolpevole Presidente), per l’ironico Nando Porpora o per il buon Gino
Mazzotta, alcuni fra i componenti del direttivo, tenere a freno i due…vulcani!
Fra coloro che, intanto,
si avvicinavano al Lupiae si deve segnalare una figura che, nel bene o
nel male, a seconda delle circostanze o dei punti di vista, avrebbe inciso
profondamente nel futuro del Circolo e del movimento scacchistico salentino:
tale Giorgio Sansonetti. Ragazzo dotato di indubbie doti scacchistiche
che gli permisero di migliorare rapidamente la propria forza di gioco (in
pochi anni divenne il più forte giocatore del Salento, rimanendovi
a lungo al vertice), era altresì provvisto di una spiccata personalità
che, col tempo, avrebbe contrastato con quella dei fondatori.
Gli anni trascorsi presso
il Cral F.S.E., pur covando… terremoti, sono stati quelli più spensierati
e, se vogliamo, più ricchi di soddisfazioni. Il Lupiae partecipava
(quasi sempre unico rappresentante del Sud) ai Campionati Italiani a Squadre,
ovunque fossero: Asiago, Venezia o Reggio Emilia. Nei vari tornei internazionali,
per esempio quelli di Imperia, Arco, Roma, Cava dei Tirreni, La Spezia,
Catanzaro, ecc., si registrava quasi sempre la presenza di qualche “lupiaense”,
mentre all’appuntamento estivo con quelli di Bari la trasferta diventava…
di gruppo.
Il “segretario” Massimo
Borgia curava un bollettino ciclostilato, “Salento Scacchi”, diventato
man mano una vera e propria rivista, ricca di articoli, partite, classifiche
dei tornei, programmi dell’attività e varie rubriche, che superava
il confine di semplice notiziario sociale. I Tornei si susseguivano numerosi,
catalizzando un sempre più elevato interesse anche da parte di scacchisti
di centri vicini i quali, a loro volta, formavano nuclei di gioco presso
i Circoli Cittadini, come avvenne a Galugnano, Zollino, Ugento e San Pietro
Vernotico Insomma tutto sembrava filare per il meglio quando si unirono
due avvenimenti che modificarono la struttura organizzativa del Lupiae.
Avvenne per primo che
Massimo Borgia - se ricordiamo bene per il fatto che il Direttivo volesse
affiancargli Bernabei nella redazione di “Salento Scacchi”, cosa che questi
non poteva tollerare! - si dimise dal Circolo (fondandone uno nuovo, come
Sez. Scacchi del Lecce Club di Via Zanardelli); inoltre, poiché
il Lupiae venne “sfrattato” dal Cral F.S.E. (per questo fatto non si esclude
lo zampino di Borgia, che era socio del Dopolavoro, in quanto dipendente
delle F.S.E., e quindi amico dei suoi dirigenti), si pose il problema di
trovare una nuova sede (vedremo che questo tema sarà alquanto ricorrente
nella vita del Lupiae).
Non trovando alcuna
adeguata ospitalità presso locali di Enti o Cral vari, il direttivo
decise di percorrere la strada di una sede propria in affitto. A ciò
si oppose fermamente il presidente, Avv. Graziuso, che temeva (forse non
con tutti i torti) le difficoltà per il reperimento dei fondi tramite
le quote sociali (non era l’epoca per pensare a contributi o sponsor) e,
poiché in tale decisione venne messo in minoranza (fu eletto presidente,
fra quelli che si mostrarono favorevoli all’iniziativa, il prof. Ugo Parisi)
decise di dimettersi allontanandosi definitivamente dagli scacchi (diventando
giocatore ed attivista del gioco della dama della quale è tutt’ora
delegato provinciale).
Il Lupiae trovò,
quindi, la sua sede in una piccola stradina del centro storico, in Via
Conte di Gaufrido, dalle parti di Porta Napoli, in locali fra i più
economici ma purtroppo piccoli, freddi, ed umidi.
Intanto Giorgio Sansonetti
raccoglieva, tesserandoli, alcuni giovani fra i più forti e promettenti
del Lupiae fondando il “Fast Club”, circolo a numero chiuso e ristretto
che aveva come sede e punto d’incontro il Bar Galleria di Piazza Mazzini.
Lo scopo dell’ambizioso Sansonetti era quello di costituire una specie
di Lega degli scacchisti più forti e, con tale Club, partecipare
(solo per vincere, possibilmente, alla faccia di De Coubertain!) ai vari
tornei con opportuno gioco di squadra, al fine di raccogliere più
premi possibili (ahinoi! iniziavano a far capolino piccoli premi in denaro).
Insomma, siamo a metà
degli anni settanta e Lecce ha ben tre Circoli di scacchi (le sono davanti
solo Milano e Roma!).
Arrivederci alla prossima
puntata.